Curato da Daniele Solinas (Aprile 2004)
La prima domanda. Come mai da Pat Metheny e De André?
Sicuramente due mondi molto lontani, è vero. Ma dipende da che prospettiva li si guarda. Pat è il mio musicista preferito ma Fabrizio è il mio Maestro. La scelta di scrivere un libro su di lui è stata politica, maturata in un momento storico (1992) molto particolare per il nostro paese. Di qui l’esigenza di confrontarmi con lui.
Hanno qualche punto in comune?
Sono molto più vicini di quanto si possa immaginare. Fabrizio ha suonato jazz intorno ai sedici anni suo idolo era Jim Hall che cercava di riproporre, imitandone il suono privo di attacco utilizzando un plettro di gomma. Il primo disco jazz che ha acquistato fu The Jimmy Giuffre 3(Atlantic 1254 del 1956) nel quale suonava appunto Jim Hall. Proprio ai dischi di Jimmy Giuffre si stava ispirando per comporre le musiche del nuovo disco purtroppo rimasto incompiuto. Tramite mio, Pat ha conosciuto, apprezzandola, la musica di Fabrizio. Entrambi grandi ed entrambi hanno in comune la professionalità, la cura per il dettaglio, il rispetto del pubblico.
A Fabrizio piaceva Pat?
A dire il vero lo aveva ascoltato, ma non è che lo seguisse più di tanto. Joe Zawinul era il suo preferito ma amava anche Jarrett, Hancock, Garbarek.
Come è nata la tua passione per Pat?
Per caso nel giugno del 1980 lo andai ad ascoltare alla Quercia del Tasso al Gianicolo a Roma ovviamente. Dopo cinque o sei battute di Cross The Heartland capì che quella era la musica che stavo cercando. Ci siamo incontrati dopo il concerto e da li pian piano siamo arrivati al libro.
Si tratta di un nuovo libro o è semplicemente un aggiornamento del precedente?
E’ stato completamente rifatto e aggiornato fino ad oggi, esclusivamente come biografia. Raccontando tutte le tappe della carriera e della vita di Pat dalla nascita . Il libro è aggiornato fino al suo ultimo disco.
Perché non è più presente la parte di stile?
Due sono i motivi, all’epoca aveva un motivo ben preciso scarseggiando partiture, e articoli tecnici. Il secondo che finalmente nel 2000 è uscito il song book scritto da Pat. A dire il vero nel 1985 mi disse che lo stava scrivendo e che mi avrebbe passato del materiale così avrei fatto prima a terminarlo. C’è un piccolo particolare, ci ha messo quasi quindici anni!. Quindi le partiture ce le siamo tirate giù , soli compresi e qui il mio amico Stefano Micarelli è stato grandissimo. Poi a dirla tutta il libro così ha più ritmo, è più avvincente ed è alla portata di tutti appassionati e musicisti.
In più, oltre alle parti dedicate a Lyle Mays, Linda Manzer e al racconto della giornata in tour, viene pubblicata per la prima volta la discografia completa incluse le partecipazioni con tanto di etichetta catalogo giorno ed anno di uscita.
Sei soddisfatto di come è venuto?
Molto, veramente, molto soddisfatto. Il mio editore ed Ezio Guaitamacchi, direttore di collana, mi hanno dato carta bianca. Il libro è quello che volevo io, comprese le foto, l’impaginazione delle stesse, inclusa la foto dell’ultima pagina. Anche la redazione di Jam che ha curato l’editing è stata impeccabile. Abbiamo lavorato bene e sono soddisfatto.Debbo sottolineare il contributo di Daniele Solinas, efficientissimo e competente, che mi ha messo a disposizione le sue conoscenze ed il suo archivio per completare la raccolta di documentazione. Una gran persona ed ora per me è anche un preziosissimo amico.
Cosa ha detto Pat?
Ancora non si è pronunciato non c’è stata l’occasione. Di recente ci siamo sentiti , ma per motivi personali. Quanto prima entrerò in argomento.
Come è stato accolto?
Dovreste dirmelo Voi!!. I primi commenti di amici giornalisti, appassionati sembrano positivi.
Come mai ha deciso di tornare a Pat dopo il libro su De André?
La decisione l’ho presa quando ho sentito Pat a Roma con il PMG a giugno del 2002. Stavo sotto al palco insieme a più giovani e ho capito che volevano saperne di più di Pat; alcuni mi hanno riconosciuto chiedendomi notizie del libro precedente. Dopo il meraviglioso concerto a Umbria Jazz con Missouri Sky Duets ho rotto gli indugi. A dire il vero il libro l’ho scritto prima per me e per i miei amici, in particolare Carlo Celadon che mi ha incitato a rifarlo. Spero di aver fatto felici anche voi.
Quali sono i tuoi rapporti con Pat?
Fatta la premessa che è sempre meglio evitare di conoscere in propri idoli ( ma io questo l’ho sempre disatteso), l’abbraccio con il quale io e Pat ci siamo salutati dopo ben sette anni può bastare come risposta. Stava provando ed è sceso per salutare me la mia amica Paola Messina e Carlo Celadon. Ha poi voluto che mio figlio Carlo venisse a trovarlo nel dopo concerto. Come puoi non voler bene ad uno che scrive una musica così bella?
Com’è Pat come uomo?
Se avete fatto caso nel libro la prima foto (quella sorridente) e l’ultima che lo chiudono (Pat da solo di spalle davanti all’ anfiteatro vuoto )le ho volute proprio per evidenziare i due lati del carattere di Pat sorridente, ma anche malinconico . Diciamo che è difficile dare una risposta. Io paragono gli artisti al cavallo da corsa: in pista per rispondere alle frustate del fantino è capace di farsi scoppiare il cuore per arrivare primo e poi nel box quando il fantino lo carezza magari lo prende a calci. Gli artisti sono animali particolari, quando uno ha chiaro questo, riesce a capire, come e quando ti manifestano stima, affetto, amicizia.
Quali sono i tuoi brani preferiti?
Au Lait, Phase Dance, First Circle, Minuano, Last Train Home e..Travels e….. poi tutto il resto con qualche rara eccezione.
Quindi tutto PMG?
Si assolutamente, ritengo che con il PMG lui abbia veramente dato molto di nuovo alla musica moderna, in arrangiamenti, suoni, improvvisazione. E’ una band da favola.
E quando fa jazz?
Io sono curioso e lo ascolto perché mi piace come suona indipendentemente dal tipo di musica. Ma non sempre quando è in trio mi fa impazzire. Grazie a lui ho imparato ad amare il jazz è questo penso sia grande. Comunque il Trio con Billy Higgins e Charlie Haden per me rimane inarrivabile.
Che musica ascolti?
Solo musica inglese ed americana a parte Fabrizio. Yes, King Crimson e Genesis prima maniera, Joni Mitchell, Jefferson Airplane, Sakamoto, David Crosby, David Sylvian, Zawinul e poi Carlos Santana che è la mia grande passione al pari di Pat e Fabrizio. Carlos è una persona unica, straordinaria, veramente. Nomi a parte, mi piace la buona musica, di qualsiasi genere.
Fra i dischi incisi da Pat quali sono quelli secondo te più riusciti?
Queste sono domande limitative, ogni disco del PMG, contiene almeno un pezzo indimenticabile. Still life talking secondo me è il disco migliore, il più omogeneo come stile e contiene tutti pezzi fantastici.Ci stavo pensando proprio qualche tempo fa quando ho scritto il libro ed ho riascoltato con attenzione tutta la produzione. Travels è imperdibile perché fotografa una formazione, una musica, immediata fresca, originale, che purtroppo non tornerà mai più.
Hai nostalgia di quella formazione?
E qui le cose si mettono male perché quasi tutti i musicisti del PMG sono miei amici, Nana e Danny in particolare. Che bei tempi. Io continuo a rimpiangere la voce di Pedro Aznar unica ed inarrivabile mi piacerebbe vederlo di nuovo nel PMG magari al posto di Richard Bona che a me piace poco, bravissimo, ma poco coeso con il gruppo.
Che puoi dirmi circa le tantissime testimonianze di grandi musicisti da te raccolte e presenti nel libro?
Mi sono costate gran fatica! Ed interminabili ore di attesa. Ma che soddisfazione! così facendo ho potuto incontrare tanti dei miei musicisti preferiti. Penso a Joni Mitchell, a Jaco. Avevo una gran paura se ne dicevano di tutti i colori. Ho fatto colazione con lui, mi ricordo che si fece fare una frittata con una decina di uova. Fu molto carino.Mai ascoltare le leggende e soprattutto verificare sempre di persona. Quando l’ho salutato gli ho augurato buona fortuna e gli ho detto che per noi appassionati italiani lui era una leggenda. E’ arrossito e se ne andato via contento come un bambino. Poi mi ricordo Billy Higgins, Keny Kirrkland, anche Miles Davis con il quale parlai per telefono tramite il suo mananger; mi disse di passare dopo il concerto per raccogliere un parere su Pat ero a Perugia e dovetti andare via per un impegno. Ho detto di no a Davis (ride)!!.
Ma la cosa più buffa è avvenuta con James Taylor. L’avevo già intervistato sette mesi prima sempre a Roma, una dichiarazione breve, spontanea. Le interviste le realizzo sempre e solo a braccio. La volta successiva sono andato a salutarlo e gli ho portato in regalo Vidro e Corte il disco di Milton Nascimento con la partecipazione di Pat. Lui mi ha offerto un caffè e abbiamo chiacchierato qualche minuto. Ad un certo punto mentre lo guardavo mi sono estraniato un attimo e ho pensato”” “Cosa!!!!! Sto parlando con James Taylor di Pat Metheny??? Mamma mia!”. Be io sono così, ho sempre mantenuto il mio entusiasmo non ho mai dato niente per scontato, sapendo che non è da tutti arrivare a certi musicisti e, talvolta, diventarne amico. Sono, e cerco di rimanere sempre lo stesso, di avere lo stesso spirito di quando ero un giovane fan. Detesto certi atteggiamenti da divi da parte di alcuni giornalisti ed organizzatori; veramente della gente da due soldi.
E dei fans di Pat cosa puoi dirmi?
A dire il vero specie in anni passati troppa isteria., dovuta dal Fan club.Quello che non condivido nella gente , la voglia di sapere cose che con la musica hanno poco a che vedere e scadono nel pettegolezzo.Un conto è l’aspetto artistico un conto sono le cose più personali. Pat merita ben altra attenzione. Avrei voluto vedere certi fan al concerto di SIGNOF4 e sapere quanti di loro possiedono quel disco che, secondo me, in certi tratti è anche entusiasmante!.
Quante volte hai ascoltato Pat dal vivo?
Tantissime volte
Quale disco consiglieresti a chi volesse avvicinarsi a Pat per la prima volta?
Direi l’ultimo disco del PMG e Travels che riassume un periodo lontano ed entusiasmante,e poi The Road You l’altro live direi che sono un perfetto biglietto da visita per chi vuole conoscere il PMG; ma sono due i dischi che tutti quelli che seguono Pat dovrebbero avere nella loro discoteca. Ascoltandoli si percepisce l’essenza di Pat da dove e come nasce il suo stile. Sono New Chautaquaua e Beyond The Missouri sky. Ovvero la fusione della musica country con il jazz.