Letteratura contemporanea – Non per un dio ma nemmeno per gioco: la vita di De Andrè nelle parole di Luigi Viva

Dal sito web WhipArt
Recensione di Giusy Ferraina (Febbraio 2006)

Luigi Viva inizia la sua avventura con la musica come giornalista radiofonico in una delle prime radio private di Roma e continua attraverso delle collaborazioni giornalistiche su diverse testate. La musica ha sempre accompagnato la sua vita e la sua carriera e la passione verso determinati artisti ha dato la spinta positiva verso la realizzazione di due opere importanti.

E’ il 1989 quando Viva pubblica il libro “Pat Metheny – la biografia, lo stile, gli strumenti”, tradotta in Francia e riproposta di recente nella nuova edizione “Pat Metheny – Una chitarra oltre il cielo”. Nel 2000 la Feltrinelli pubblica il suo libro su De Andrè “Non per un dio ma nemmeno per gioco – Vita di Fabrizio De Andrè”, arrivato oggi alla dodicesima edizione e classificatosi al terzo posto nella classifica dei tascabili più venduti in Italia. Il libro è il racconto della vita del grande cantautore e poeta genovese, nato dall’amicizia che legava il cantante con il giornalista. Le pagine del libro infatti racchiudono i fatti vissuti da De Andrè e da lui raccontati, che poi Luigi Viva ha sapientemente saputo ricucire insieme, proponendo ai lettori l’immagine privata e storica di un grande cantautore italiano.

Ma il connubio con il nome di De Andrè non si conclude con questo libro, anzi da qui cominciano poi una serie di interessanti iniziative, che proprio Luigi Viva ci racconta in un incontro.

Come nasce il libro “Non per un dio ma per gioco – Vita di Fabrizio De André?

La motivazione è essenzialmente “politica”. Ascoltando una intervista di Fabrizio nella quale parlava del potere, era appena uscito Le Nuvole, incominciai a pensare quanto fosse vero tutto quello che stava dicendo. Eravamo agli inizi degli anni ’90, il clima era plumbeo, ero veramente preoccupato. Sentii quasi un “dovere” confrontarmi con lui. Ottenni il suo consenso,una sera a casa sua, a Milano, era il 19 febbraio 1992, se non erro il giorno dopo iniziò “Mani Pulite”….

Ci racconta un aneddoto legato alla sua amicizia con Fabrizio De Andrè?

Ci sarebbero tante cose, molte, per fortuna, personali, a dimostrazione della sua statura umana. Mi ricordo un giorno mentre eravamo in Sardegna a lavorare sul libro, manifestai la mia preoccupazione per l’arduo impegno che mi attendeva. Fu lui ad incoraggiarmi e a predire al mio lavoro un futuro luminoso….A parte questo,la cosa più bella che ricordo di lui la sua attenzione verso i tuoi problemi, l’affettuosità e quanto mi ha lasciato in termini di insegnamento, di pensiero. Fabrizio ci ha aiutato a pensare.

Lei ha due libri alle spalle, entrambi legati alla musica, in cui racconta di Pat Metheny e Fabrizio De André. Secondo lei questi due personaggi all’apparenza lontani hanno delle caratteristiche comuni?

Grandi lavoratori, geniali, perfezionisti. Molto distanti apparentemente,ma vicini nei riferimenti .Jim Hall era l’idolo di Fabrizio quando ha iniziato a suonare jazz. Per Pat Metheny, Hall insieme al grande Wes Montgomery è il riferimento più importante. Fabrizio proprio suonando jazz per quasi quattro anni è riuscito a darsi una quadratura musicale, gran orecchio, senso del tempo assoluto che pochi, almeno in Italia, possono vantare.

Lei è promotore di numerose iniziative e progetti che recano il nome di De Andrè, ci può raccontare in cosa consistono?

A parte i numerosi incontri avvenuti in ogni parte d’Italia, credo oltre cinquanta, ho cercato di dare il mio sincero contributo alla Fondazione De André, promovendo titolazioni, scrivendo un testo teatrale; ma il Progetto Conservatori , da me diretto ed ideato,è quello a cui tengo di più. Per la prima volta in Italia, verranno realizzate le partiture integrali di un musicista non classico. È il mio omaggio a Fabrizio, motivato dal fatto di lasciare più tracce possibili, affinché nel tempo la sua opera non si disperda. Tale progetto verrà realizzato dai conservatori di Bologna Firenze Genova Mantova Parma Verona.
Debbo comunque sottolineare quanto importante sia stato il contributo di Dori Ghezzi, affinché tale progetto prendesse il via. Lei e bravissima, ha la grande capacità di rendere realizzabili anche i nostri progetti più visionari.

Se dovesse in futuro scrivere un nuovo libro su un musicista, quale sceglierebbe nel panorama musicale italiano o internazionale?

Vorrei evitare di scriverne ancora, sto scrivendo un romanzo. A dire il vero solo per uno scenderei di nuovo in pista: Carlos Santana. Ne abbiamo parlato diverse volte. Chissa….

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